CAPRI REVOLUTION: STORIA DI UN’EVOLUZIONE

1914, Capri, Vigilia della Prima Guerra Mondiale. Il film vede come protagonisti la famiglia di Lucia, una giovane capraia, analfabeta e una comunità di stranieri insediata sull’isola di Capri, una comune basata sulla libertà creativa.

Ci troviamo in un ambiente isolato non solo perché la casa si trova sulla montagna ma anche perché l’isola stessa è lontana dalla terraferma. Inoltre, siamo in un periodo di grande arretratezza dal punto di vista tecnologico e culturale e lo si deduce dal fatto che arriva per la prima volta in città la luce elettrica e che la maggioranza delle persone è analfabeta.

L’ambiente in cui vive Lucia è quello tipico di una famiglia di contadini del sud. Lucia si occupa del padre malato, inoltre svolge mansioni prettamente maschili come pascolare le capre sulla montagna.

All’interno della famiglia sono i maschi a dominare come vuole la regola imposta dalla società del tempo.

I fratelli le si rivolgono in modo arrogante dandole ordini sui compiti da svolgere. Usano parole come “come osi”, “non ti permettere”. Tutto questo ci fa capire che i fratelli esercitano un comportamento di superiorità verso le donne della famiglia; la madre sembra completamente assente e non interviene nel rapporto tra fratello e sorella.

Sull’isola arriva un dottore il quale, pur essendo uomo, capisce l’intelligenza di Lucia e non la tratta con superiorità, anzi le propone di diventare infermiera offrendole una prospettiva di vita diversa.

Lucia portando a pascolare le capre vede un gruppo di “nomadi” e osserva i loro comportamenti da lontano, incuriosita va da loro a trovarli, ma quando viene scoperta dai fratelli questi le impongono di non avvicinarsi più a quelle persone perché la ritengono di cattivo esempio.

Il pregiudizio su questa comunità regna all’interno di tutta l’isola.

Lucia, inizialmente diffidente, si avvicina al capo di questa comunità, entrerà a contatto con queste persone che praticano il culto della natura, la cura con medicina omeopatica, la libertà dalle costrizioni sociali come, ad esempio, l’uso degli abiti o la concezione che il carico della crescita dei figli viene condiviso tra le persone del gruppo.

Lucia man mano comincia un percorso di rinascita, prende coscienza del proprio corpo e di quello che sono le proprie scelte. Rientrata in famiglia mantiene il ruolo che ha maturato all’interno della comunità in contrasto con le regole stabilite dalla famiglia, infatti, rifiuta il matrimonio combinato dai fratelli con un uomo benestante e rifiuta di mangiare carne.

L’inizio del cambiamento si può collocare nel film quando Lucia si tuffa in mare vestita.

Il tuffo rappresenta un cambio di vita e un contatto con la natura cosa alla quale lei non aveva mai pensato.

Il tema dell’inclusività si esplicita nel rapporto Lucia e comunità; infatti, Il capo Seibu pur essendo uomo non la giudica, anzi la istruisce insegnandole a scrivere e a leggere, coinvolgendola nelle loro attività.

Nel film c’è un continuo andare e tornare dalla casa paterna alla comunità fino a quando Lucia si stabilisce definitivamente nella comunità, prende coscienza di se stessa come persona, del suo valore e del rischio che corre essendo stata ripudiata dalla sua famiglia.

Un altro esempio di inclusione è l’incontro tra il dottore e il capo Seibu, un momento di confronto fra le due idee.

Il dottore però non si ferma ai pregiudizi ma va ad incontrarli. Il capo Seibu è inclusivo, infatti, dice che «tutte le attività umane sono considerate alla luce dell’energia» e sostiene che gli uomini devono essere se stessi.

L’epilogo del film inizia quando i fratelli devono partire per la guerra e continuano a ripudiarla nonostante siano in pericolo di vita.

L’incontro con la madre è significativo in quanto le due donne si abbracciano e la madre le esprime tutta la sua solidarietà: le confessa che lei era a conoscenza delle sue uscite notturne ma «quando tu uscivi uscivo anche io con il pensiero».

Giorgia Casarini