LA CAMPAGNA #NODIGITALDISTORTION DI DOVE: UN PASSO IN PIÙ VERSO IL BODY POSITIVE 

È sempre più evidente come, attraverso i social network, venga presentata un’immagine di noi e degli altri che non corrisponde alla realtà. A volte per sentirci meglio e dare un’idea diversa di noi stessi, tendiamo a utilizzare sulle nostre foto, in maniera più o meno consapevole, strumenti per manipolare e modificare quelli che noi percepiamo come piccoli difetti; difetti che vengono prontamente eliminati o attenuati grazie a strumenti alla portata di tutti. Una volta modificata, la foto viene postata e l’utente è soddisfatto poiché sa di aver caricato uno scatto in linea con gli standard di bellezza dettati dal mondo dei social.

Questo processo può influire negativamente su un ampio numero di utenti, ma soprattutto sulle giovani donne, più sensibili a tematiche riguardanti il proprio corpo, e che spesso non riescono a distinguere un’immagine modificata da un’immagine reale. Da qui nasce il divario tra chi siamo e chi vorremo essere, un divario che poggia le basi su concezioni sbagliate di bellezza che vengono trasmesse dai social. 

Si parla sempre più spesso di “dismorfia corporea”, un termine che indica il pensiero secondo il quale un difetto che risulta essere minimo o addirittura invisibile agli altri viene percepito come limitante dall’individuo stesso. La preoccupazione per questo difetto provoca ripercussioni nella vita quotidiana e sociale dell’individuo. La dismorfia corporea sembra essere più frequente nelle ragazze adolescenti, un target molto attivo sui social. 

Per aiutare queste ragazze a comprendere il proprio valore e ad avere la percezione giusta di sé stesse, Dove ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #nodigitaldistortion, naturale continuazione della campagna “real beauty pledge”. La campagna si pone l’obiettivo di rappresentare le donne come sono nella vita reale senza utilizzare alcun tipo di manipolazione fotografica, poiché la bellezza non può essere creata dall’utilizzo di strumenti che distorcono l’immagine. Dopo numerose campagne di sensibilizzazione sui social e numerosi talk con una testimonial d’eccezione come la cantante Lizzo, Dove ha rilasciato anche un kit per genitori e insegnanti che contiene le istruzioni per trattare al meglio il tema. Infine, Dove ha creato una mappa che riporta quello che può essere considerato come accettabile e quello che invece non lo è. Tra le indicazioni è considerato accettabile levare le macchie dai vestiti, rimuovere ombre o aree scure causate dalla luce e usare degli strumenti che possano aiutare a ricreare la luce naturale che spesso si perde nelle fotografie. Quello che invece non è considerato accettabile è rappresentare in maniera differente la pelle, gli occhi e i capelli, sbiancare i denti o manipolare l’anatomia del corpo. Il proseguo del progetto è rappresentato dal video film #reverseselfie che permette di vedere i differenti passaggi eseguiti per modificare le immagini. In ottica di awareness e per sensibilizzare gli utenti rispetto all’argomento, previa raccolta dati, Dove sul suo profilo Instagram ha messo in evidenza una serie di stories che trattano il tema. Le stories sono di diverso contenuto: interviste, quiz, testimonianze e call to action. 

Dove da sempre è impegnata nei progetti che hanno come obiettivo principale la valorizzazione dell’autostima e della vera bellezza delle donne. Il loro impegno e contributo rispetto alla causa non sono passati inosservati: a seguito della campagna #nodigitaldistortion in Norvegia è diventato illegale non specificare nella descrizione quando le foto sono state modificate. Può essere questo un modo per aiutare le giovani donne a non pensare che le immagini postate sui social possano essere lo specchio della realtà?

Veronica Minardi