MOZZA: in balia delle onde

Mozza, questo il nome dello spettacolo diretto e interpretato da Claudia Gusmano, è una giovane donna affetta da una strana forma di “mal di mare in terra” che non le permette di vivere sulla terraferma. Il peschereccio su cui conduce le proprie giornate è privo di timone: Mozza si lascia trasportare, assieme alla barca, dal movimento del mare, con cui mantiene un rapporto ambiguo di amicizia e conflittualità.

Ha come unico confidente un gabbiano solitario, a cui si rivolge chiamandolo “compà”. Briglia d’Oro (vero nome del peschereccio della famiglia dell’attrice), scheletrica invenzione scenografica fatta di legno e reti, illuminata sporadicamente da luci soffuse che sporcano delicatamente il blu del mare, spinge il monologo verso le atmosfere sospese di un limbo emotivo e psicologico da cui Mozza non vuole (o non può?) sfuggire.

C’è una contrapposizione quasi disturbante tra i movimenti interiori della pescatrice, esteriorizzati dalla narrazione, e la staticità dell’ambientazione. La protagonista esaspera con spontaneità un racconto divertente ma anche sentito: Mozza narra delle sue esperienze con commovente partecipazione, come se, sotto l’ostentata solitudine, celasse un bruciante desiderio di essere ascoltata. È in fondo la storia di un’adolescente, intrappolata nel corpo di una donna adulta, alla ricerca della propria libertà. Ed è proprio una sensazione di libertà quella che traspare dal modo in cui Mozza si rivela al proprio confidente ed al pubblico: la libertà di scegliere con leggerezza la vita che, come dice lei stessa, si è destinati a vivere. Eppure, nella vastità di un metaforico mare invisibile colmo di possibilità, ci sono anche le paure, le angosce, i timori di una giovane donna alle prese con la crescita, con i ricordi, con la ricerca (letterale) del proprio posto nel mondo.

La Gusmano, creatrice e interprete di questo monologo parzialmente autobiografico (in un momento di condivisione dopo lo spettacolo l’attrice ha rivelato che sono molte gli elementi tratti dal suo vissuto personale), non mostra cedimento alcuno e si immerge senza timore nello spirito della protagonista. La sua eroina trasuda autoanalisi e introspezione psicologica, ma non risulta mai pedante. Sfruttando, spesso in maniera ironica, le tonalità del proprio accento (orgogliosamente) siciliano, Mozza si racconta con leggerezza e non annoia mai, nemmeno nei momenti in cui la narrazione si fa concitata e la protagonista sembra rimanere schiacciata dalle proprie emozioni. È una performance ricca di finezze che trasmette calore umano.

Quello della Gusmano è in definitiva uno spettacolo ricco e interessante, difficile da recensire. Rappresentazione (talvolta nevrotica) di uno stato d’animo, più che di una storia vera e propria, Mozza colpisce per la sincerità con cui si pone nei confronti dello spettatore, per la spontaneità con cui riesce a spalancare verso il pubblico un’anima incatenata e a farla librare in un’aria marittima colma di umanità, proiettata verso un futuro incerto ma luminoso. Assolutamente da non perdere.

Giacomo Placucci